Pier Carlo Landucci

La vera carità verso il popolo ebreo

Presentazione di Francesco Spadafora

Amicizia Cristiana, Chieti Settembre 2009

 

Presentazione

     Il 28 maggio 1986, insieme al sorgere del nuovo giorno, nella quiete della sua stanzetta solitaria, Mons. Landucci, maestro e guida di vescovi, sacerdoti, seminaristi, è passato alla dimora eterna. Aveva ottantasei anni. Era pronto; lo era sempre stato, da solerte operaio nella vigna del Signore. A Pentecoste, consapevole della sua grave astenia, aveva chiesto e con tanta devozione ricevuto il sacramento della Estrema Unzione.
     Nel testamento ha scritto: «Ringrazio il Signore per il dono ineffabile del Sacerdozio; chiedo perdono per le mie tante incorrispondenze; mi rifugio nella infinita misericordia del Divin Cuore e nella tenerezza materna di Maria, nostra Fiducia. Accetto ed offro il dono e la sofferenza della morte in ispirito di riparazione per me e di propiziazione per il Papa, la Chiesa, le anime, le persone care.»
     Ha sempre vissuto in tale spirito di umile amore, sostanziato di sacrificio, operando per il bene del clero e delle anime. Chi vuole definire la sua spiritualità, leva della sua ininterrotta operosità, legga la voce Giovanni Evangelista da lui scritta per la Biblioteca Sanctorum (vol. VI, Roma 1965, coll. 757-785). Vi si rispecchia l’ardore della sua anima sacerdotale, l’amore per Gesù, la Madonna e per il “Discepolo prediletto”; risalta l’accurata preparazione e competenza in teologia ed esegesi. Nelle caratteristiche della “personalità e spiritualità” di san Giovanni, egli adombra, proporzionalmente, le note della sua spiritualità.
     «Gli aspetti complementari più caratteristici della personalità e spiritualità di san Giovanni — egli scrive — sono costituiti dalla sua vibrazione di carità da un lato... e dal suo geloso ardore di luce e di fede dall’altro... Sono sue le definizioni: “Dio è luce” (1 Io 1,5) e “Dio è carità” (ivi 4,16): — in suprema e combattiva antitesi con l’errore e il peccato (odio). — Sia in sede dottrinale che in pratica, egli non concepisce una carità senza verità e senza una verità che preceda Particolare sintonia con il Cuore di Gesù e con quello della divina Madre...»
     Dunque, carità in sintonia col Cuore di Gesù e l’immacolato Cuore di Maria, zelo per la verità, caratterizzano la spiritualità dell’Apostolo “prediletto”. Quanti hanno conosciuto l’operosità di Mons. Landucci saran d’accordo nel ritrovare in essa le due suddette componenti: carità soprannaturale, zelo per la verità, la fede.
     Il Signore lo aveva eletto per la missione sacerdotale che egli svolse, corrispondendo alla grazia fedelmente.
     Nato il 1° dicembre 1900 da famiglia tradizionalmente cristiana a Santa Vittoria, provincia di Ascoli Piceno, completò i suoi studi universitari a Pisa e alla Sapienza di Roma, laureandosi brillantemente in Ingegneria. Compì il servizio militare, come sottotenente del Genio. La preparazione scientifica gli servirà mirabilmente per il suo apostolato di scrittore a favore del Clero, contro l’evoluzionismo.
     Rispose alla chiamata del Signore, compiendo eccellentemente la sua preparazione filosofica e teologica, nel Seminario del Laterano; ordinato sacerdote il 26 maggio 1929, anno della Conciliazione e del Concordato.
     Apostolato dottrinale. Contro l’evoluzionismo utilizzò la sua competenza specifica in paleoantropologia, geologia, genetica... L’evoluzionismo, col suo fantasioso cultore, il gesuita P. Teilhard de Chardin, e il divulgatore in Italia, l’altro gesuita P. Marcozzi, prof. alla Gregoriana, è l’errore “originale”, dominante anche tra teologi cattolici, affatto ignari in campo scientifico: un’esemplificazione è data al riguardo da Patrik O’Connel, Origine e preistoria dell’uomo, ed. Alzani, Pinerolo (tr. it.), 1963: Facoltà Teol., Università di Lovanio; Univ. Gregoriana; la trad. it. degli scritti del P. Teilhard, con la conseguente negazione del peccato originale...; Facoltà Teologica di Milano, ad es., Mons. Carlo Colombo (il cosiddetto “teologo” di Paolo VI), Trasformismo antropologico e teologia, in “La Scuola Cattolica”, gen.-feb. 1949, pp. 17-43. Con i riflessi in esegesi: Gen. 3,14 s.; Rom. 5,12, vedi l’art. del P. St. Lyonnet del Pont. Ist. Biblico, in “Rech. de Science Religieuse” 44 (1956), pp. 63-84, che spiega il v. 12 dei peccati personali, con Pelagio, Erasmo e i razionalisti, contro il senso autentico definito dal Concilio di Trento: trattasi appunto del peccato originale: tutti han peccato in Adamo perciò muoiono, cf. la confutazione del Lyonnet, da noi fatta in “Divinitas” (1960), pp. 289-298.
     Mons. Landucci contro tale grave errore scrisse libri e articoli. Ricordo: nel suo capolavoro Il Dio in cui crediamo (5ª Ed. Pro Sanctitate, Roma 1968, p. 316); nelle pp. 76-99: “L’Ordine e l’Ordinatore nell’ipotesi evoluzionista”; ottima trattazione (nella 1ª ed., questo libro, col titolo Esiste Dio?, fu edito dalla Pro Civitate Christiana, Assisi).
     Ancora nel ricco volume Miti e Realtà (ed. La Roccia, Roma 1968), con la confutazione diretta delle tesi del P. Teilhard. E nel riuscito libretto La verità sulla evoluzione e sull’origine dell’uomo (ed. La Roccia, Roma, 3ª ed., 1984, p. 104).
     Tra i numerosi articoli in materia: “Il contagio teologico del darwinismo”, nella rivista del Card. Siri, “Renovatio” 21 (1986), 1° fasc., pp. 97-114: critica, confutazione del libro del giovane progressista Mons. Carlo Molari, Darwinismo e teologia cattolica, Borla, Roma 1984. Su “Palestra del Clero”: “Darwinismo controllo di un mito”, 1985, pp. 208 e seguenti; “Liberarsi dall’oscurantismo del sapere scientifico che limita la ricerca all’ambito della propria competenza”, ivi, 1985, pp. 1093-1151. Ancora, su “Palestra del Clero” 62 (1983), p. 954 e seguenti: “Il presunto dogma dell’evoluzionismo”; così, per limitarci a questi ultimi anni. Altri articoli sulla rivista “Studi Cattolici” (1).
     Sul tema della vocazione sacerdotale, Mons. Landucci scrisse: Verso l’altare (ed. Domani, Roma 1951); La Sacra Vocazione (ed. Paoline, Roma 1960); Formazione seminaristica moderna (ed. Borla, Torino 1962). Teologia ed esegesi nello studio completo, Maria SS. nel Vangelo, ed. Paoline, Roma 1954, un bel grosso volume, devoto omaggio alla Madonna della Fiducia; in esso, scientificamente e con grande erudizione, sono illustrati i brani riguardanti Maria SS. negli Evangeli, Mt., Lc., Giov. e nell’Apocalisse. Ancora: Nel vortice (ed. Coletti, Roma 1946); Il mistero dell’anima umana (ed. Pro Civitate Christiana, Assisi 1959).
     Dalle caratteristiche su rilevate della sua personalità si spiega particolarmente il suo intervento sui due temi importanti per la vita medesima della Chiesa: catechismo ed ecumenismo.
     L’eretico “Catechismo olandese”, preparato dai ribelli di Nimega, approvato e difeso da quell’esiguo episcopato, influenzò la serie dei pseudo-catechismi, sorti qua e là e varati dalla varie Commissioni Episcopali. Così incominciarono a venir fuori, a poco a poco, anche i volumetti fatti preparare per l’Italia. A nessuno sfugge l’importanza di tali guide per la formazione dei teneri virgulti nella dottrina della Chiesa, per il dogma e la morale. Come è evidente che la prima e fondamentale loro dote essenziale debba essere la esattezza teologica e la completezza di tale insegnamento. Ciascuno di questi libretti veniva pubblicato — era espressamente detto — ad experimentum; si attendevano cioè eventuali osservazioni e rilievi.
     Per i sacerdoti ed i “catechisti” in genere, Mons. Landucci, volta per volta, esaminò attentamente tali pubblicazioni e sempre con la consueta delicatezza, ne rilevò i difetti, anche teologicamente gravi, per la imprecisione dei termini adoperati, per le omissioni, ecc., in singoli articoli per “Palestra del Clero”. Le precisazioni, i rilievi, le critiche, del tutto ineccepibili, non lasciano dubbi: i testi pubblicati come “catechismi” per ciascuna età, dai bambini agli adulti, sono davvero inadatti allo scopo, anzi risultano dannosi (2).
     Altro tema di polemica in questo turbinoso post-Concilio, è l’ecumenismo; in particolare, il rapporto della Chiesa con il giudaismo, proposto al n. 4 della Dichiarazione conciliare. Mons. Landucci ne scrisse per offrire al Clero una retta linea di giudizio, rispettosa della verità storica ed esegeticamente valida, nel rispetto della storicità, della ispirazione ed inerranza dei testi sacri e, particolarmente, dei santi quattro Evangeli. Così, sulla già citata rivista, “Renovatio”, fasc. luglio-sett. 1982, pp. 349-362, pubblicò lo studio, dal titolo espressivo: “La vera carità verso il popolo ebreo”; articolo che per la esattezza e lo spirito che lo anima ritengo esemplare e definitivo.
     E allorché don Giovanni Caprile espose su “Palestra del Clero” l’insostenibile tesi, proposta da alcuni studiosi giudei, come il dotto Martino Buber, che, cioè, cristiani ed ebrei marciano paralleli sullo stesso binario, aspettando gli uni il secondo avvento, e gli altri la prima venuta del Messia, nell’art. “La Sinagoga e la Chiesa”, in “Palestra del Clero” 64 (15 gen. 1985), pp. 99-110, Mons. Landucci con la consueta amabilità verso lo scrittore, precisò ancora una volta la esatta natura della Chiesa, rilevando punto per punto l’insostenibilità dei motivi addotti dal Caprile per la sua tesi, l’errata interpretazione abusiva di alcuni passi del Nuovo Testamento. L’articolo apparve su “Renovatio”, apr.-giugno 1985, pp. 219-227: Mons. Pier Carlo Landucci, “Ebrei e Cristiani”.
     «Il giusto se ne va — concludo con Fedor Dostoevskij — ma la luce rimane dopo di lui.»
     Permane per noi il compito di rilevarne il fulgore, proseguendo nella sua scia.

Francesco Spadafora

Note

     1) Relativamente all’evoluzionismo, il conseguente poligesismo, nella scienza, nell’esegesi e nella teologia, apparve una serie di nostri articoli, anche polemici, su “Palestra del Clero” negli anni 1948-49, artt. pubblicati poi nel libro Temi di Esegesi, Rovigo, Ist. Pad. Arti Graf., 1953, p. 596. In esso c’era anche la presentazione del libro del Card. Ernesto Ruffini, Teoria dell’evoluzionismo secondo la scienza e la fede, Roma 1948, p. 242. Non conoscevo allora Mons. Landucci. Mi rivolsi a Mons. Giuseppe Reverberi, esperto in genetica, prof. ordinario presso l’Università statale di Palermo. Anch’egli, contro la vacua infatuazione dell’evoluzionismo, purtroppo di moda. Alcuni suoi articoli: “La riproduzione delle molecole nel problema dell’origine della vita”, in “Medicus” (organo della Unione Ital. Medico-Biologica “San Luca”, Roma) 2 (1946), pp. 196-206; “La Biologia e la ricerca di Dio”, ivi, 4 (1948), pp. 20-36; “L’uomo fossile alla luce della scienza e della religione”, ivi, 1 (1945), pp. 70-81; “Le origini dell’uomo secondo le ultime ricerche”, in “Ecclesia” 7 (1948), pp. 183-188.

     2) La reazione arrogante di un insipiente confermò piuttosto il giudizio negativo, ben presto generale, da parte del Clero e di tante Religiose, che sono ritornati al noto vero Catechismo.